Fiume Tevere
Il Tevere è il principale fiume dell’Italia centrale e peninsulare; con 405 km di corso è il terzo fiume italiano per lunghezza (dopo il Po e l’Adige). Secondo solo al Po per ampiezza del bacino idrografico (17375 km²), con 240 m³/s di portata media annua alla foce è anche il terzo corso d’acqua nazionale (dopo il Po e il Ticino) per volume di trasporto. Inoltre è il 1º fiume appenninico per lunghezza e portata.
La sorgente del fiume Tevere si trova sulle pendici del Monte Fumaiolo a 1268 m s.l.m., sul lato che volge verso la Toscana, vicino alle Balze, frazione del comune di Verghereto (in Provincia di Forlì-Cesena).
Il fiume nel suo percorso chiaramente cambia volto più volte. Cerchiamo di suddividerlo in 4 macro tratti.
Il primo tratto a regime torrentizio
a pochi chilometri dalla sorgente, il Tevere lascia la Romagna (ossia la Provincia di Forlì-Cesena) ed entra in Toscana (nella provincia di Arezzo), attraversandola per un breve tratto con regime torrentizio. Tra Pieve Santo Stefano e Sansepolcro, assieme a tre affluenti minori, dà vita al lago di Montedoglio.
Attraversa poi l’Umbria scendendo da quota 300 a quota 50 m (alta valle tiberina).
Secondo tratto – Il parco fluviale
Alla fine del tratto collinare del percorso fu realizzata durante gli anni Cinquanta una diga finalizzata alla generazione di energia elettrica, all’epoca destinata soprattutto alle Acciaierie di Terni, le cui acque alimentano due bacini artificiali: il lago di Corbara, direttamente a valle della diga, e il successivo piccolo lago di Alviano, 500 ettari di ambiente umido che ospitano un’oasi naturalistica.
Questo tratto finale del corso del Tevere in Umbria di circa 50 km costituisce il Parco fluviale del Tevere.
Da Città di Castello il fiume incrementa progressivamente nella portata, passando da 28 m³/s presso quest’ultimo centro a 56 dopo la confluenza con l’affluente Chiascio, a 70 dopo quella con il Nestore presso Marsciano, a 82 dopo la confluenza col Paglia, e a 271 dopo la confluenza con il Nera; comincia così a distendersi in numerosi ampi meandri attraverso la pianura da esso stesso generata, e segna il confine tra le province di Terni, Rieti e Viterbo.
Terzo tratto – Tra Ubria e Lazio
Arrivato a Orte tra Umbria e Lazio, riceve le abbondanti acque del Nera-Velino, e si accinge a delimitare la Tuscia e la Sabina, dove il Treja, l’Aia (Imella) prima e il Farfa poi vi affluiscono, determinando una maggiore portata e i connotati fluviali. Le enormi anse si alternano a golene e aree ripariale: famoso è il fiasco che si può ammirare dai terrazzi alluvionali di Ponzano e Forano. Alla confluenza del Farfa tra i comuni di Nazzano e Montopoli si trova la Riserva naturale Tevere Farfa, area umida di importanza internazionale per l’aviofauna migratoria e per la preservazione delle biodiversità.
Quarto tratto – Il finale che attraversa Roma e porta al Tirreno
Lento attraversa Roma, ricevendo l’Aniene che gli incrementa a quasi 320 m³/s la portata media e infine, dopo altri 30 km, sfocia nel mar Tirreno a Ostia, in un delta di due soli bracci: uno naturale, detto Fiumara grande, e uno artificiale (il Canale di Traiano), che delimitano l’Isola Sacra a Fiumicino. Nell’antichità i bracci erano tre, essendo la foce del Tevere nei pressi di Ostia Antica.
Il bacino del Tevere è ricco di affluenti e subaffluenti, ma il fiume riceve la maggior parte delle sue acque dalla riva sinistra, dove ha come adduttori principali il sistema Chiascio – Topino, il Nera (che raccoglie le acque del Velino) e l’Aniene. I maggiori tributari della riva destra sono il Nestore, il Paglia, e il Treja, a cavallo tra le province di Roma e Viterbo, attorno al quale, in consorzio fra i comuni di Mazzano Romano e Calcata, è stato costituito dal 1982 il Parco regionale Valle del Treja.
Le principali località attraversate sono Pieve Santo Stefano, Sansepolcro, Città di Castello, Umbertide, Orte e Roma. Passa anche nelle immediate vicinanze di Perugia, Marsciano, Deruta e Todi. Il fiume fu utilizzato per molti secoli come via di comunicazione: in epoca romana il naviglio mercantile poteva risalire direttamente fino a Roma, all’Emporio che era situato ai piedi dell’Aventino, mentre barche più piccole e adatte alla navigazione fluviale trasportavano merci e prodotti agricoli dall’Umbria, attraverso un sistema navigabile capillare che penetrava nella regione anche attraverso gli affluenti, in particolare Chiascio e Topino.